Cabina di regia e discontinuità con Malagò. Il decalogo di Pancalli: “Ora il Coni sia di tutti”

«Al Coni serve discontinuità. Di Giovanni Malagò non mi ha convinto questa eccessiva personalizzazione, io vorrei apparire meno ma dare più spazio a tutti, soprattutto ai presidenti federali che sono gli artefici dei successi». A due settimane dalle urne che decreteranno la fine dell’era Malagò al vertice del Foro Italico, Luca Pancalli annuncia il suo manifesto per il prossimo quadriennio olimpico. «Un Coni di tutti e non solo una fabbrica di medaglie» con un solo uomo al comando, questa la sua ricetta.
Il rapporto con la politicaE per attuarla pensa a una cabina di regia, tra i punti caratterizzanti del suo programma: «Noi non siamo abituati a lavorare insieme. Il Coni dopo il 2018 si è dovuto confrontare con altri soggetti. Dobbiamo metterci insieme intorno ad un tavolo e quali cosa fare insieme». I nuovi attori, neanche a dirlo, sono quelli legati al mondo della politica, a partire dall’istituzione di Sport e Salute, che ha preso il posto di Coni Servizi, con i vertici nominati dal governo e non più da Palazzo H. Pancalli ha sempre sostenuto la necessità di dialogare con la politica, ma respinge l’etichetta – «che un po’ mi mortifica» – di essere il candidato della politica.
IL CASO
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Sono otto coloro che concorrono per la presidenza del Coni, ma Pancalli è senza dubbio il più inviso al presidente uscente. Gli altri sono Franco Carraro, già presidente del Coni dal 1978 al 1987, presidente della Federcalcio, ministro e sindaco di Roma solo per citare i suoi incarichi più prestigiosi – il numero uno della Federcanoa Luciano Buonfiglio e poi una serie di candidature di testimonianza come Duccio Bartalucci, Mauro Checcoli, Pierluigi Giancamilli, Carlo Iannelli e Giuseppe Macchiarola.
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Di questi, Pancalli è certamente il più lontano dall’attuale governance. «Con Giovanni ho sempre avuto ottimi rapporti, lascia un’immagine di un mondo del Coni che si è molto identificato in lui. Ha avuto una capacità straordinaria di relazione e presenza scenica». Pancalli, invece, vorrebbe «apparire molto meno ma tentare di dare più spazio a tutti, soprattutto ai presidenti federali che sono gli artefici dei risultati dello sport italiano, dare spazio a chi lavora - ha aggiunto - devo essere un uomo dietro le quinte che tenta di mettere nelle migliori condizioni coloro che portano i risultati». Quanto al ritorno di Angelo Binaghi e Paolo Barelli (antagonisti storici di Malagò) nel Consiglio Nazionale, ha sottolineato: «Con loro portiamo avanti un discorso produttivo, non credo che sarà difficile coinvolgerli di nuovo nella vita dello sport italiano».
Nessun ricorso contro CarraroIn conferenza stampa, Pancalli ha anche spiegato perché non ha presentato ricorso contro la candidatura di Carraro, che aveva già ricevuto una bocciatura, seppur non vincolante, dal ministro dello Sport Andrea Abodi, relativo al limite dei tre mandati previsti dalla legge: «Sono abituato a essere un atleta. Da atleta, mi capitò di avere un concorrente principale che venne squalificato. Quella vittoria fu amara perché mi piace la competizione sul campo».
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Alla domanda se si senta favorito, ha poi risposto: "Mi sento un dirigente sportivo impegnato in una sfida, guardo a me stesso e alla squadra che mi sta accompagnando. Lavoriamo per un obiettivo, non penso a strategie. Le testimonianze che mi ritornano nel confronto con il corpo elettorale mi rendono ottimista". Per quanto riguarda invece la scelta del segretario generale, Pancalli ha detto: «Ne parlerò con il mio staff e con il corpo elettorale che mi sta sostenendo in questa campagna». Mani libere, soprattutto dopo aver visto tanti sopraccigli alzati di fronte alla preventiva conferma di Carlo Mornati da parte di Carraro.
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